Se ti sei perso qualche puntata o non ti interessi di riviste economiche, ti basti sapere che la bad bank (banca contenitore di crediti deteriorati) è considerata una sorta di panacea da alcuni esperti del settore, e da altri è invece considerata come una cosa inutile o comunque tardiva rispetto al momento storico. In ogni caso la presa di posizione sul tema è diventata pressoché obbligatoria, quasi che la scelta possa determinare in modo decisivo le sorti del mercato non-performing.
La tristezza e la pazzia stanno nel considerare solo l’aspetto “contabile”, e non considerare affatto la vera difficoltà di questo mercato, ossia la valorizzazione del credito e degli asset a garanzia.
Per capirci: fatta la bad bank, i crediti vanno poi recuperati e valorizzati. Mettere la polvere sotto il tappeto non la farà scomparire.
In secondo luogo, non vi è alcuna correlazione reale tra crediti deteriorati in pancia alle banche e la loro capacità di erogazione del credito: inutile poter prestare più soldi alla gente e alle imprese, se questi non hanno la possibilità di riceverli e sostenerli.
Va comunque detto che bad bank o meno, ogni iniziativa volta a smobilizzare i crediti dalle banche e rettificarne il pricing è indispensabile. Altrettanto indispensabile è affidare questi crediti a operatori qualificati e specializzati, capaci di colmare il più possibile la distanza tra prezzo di mercato libero e prezzo “giudiziale”.
GMA concentra i suoi sforzi a migliorare costantemente il processo di gestione dei NPL che amministra, rendendolo sempre più duttile a ogni differente situazione e focalizzato all’amministrazione attiva dei collaterali semplici e complessi.
Emanuele Grassi