In riferimento al post del 1/4/2015 (Il grande acquario), metto sul tavolo, come promesso, una soluzione, o meglio: la miglior cosa da fare rispetto alla “questione” dell’acquario …
Premessa doverosa: non vengono prese in considerazione soluzioni tipo rivolta popolare, “tutti a casa” o cose del genere. Si parla invece di soluzioni applicabili anche da un popolo con la pancia (semi)piena.
Il meccanismo dell’acquario, vale a dire un sistema in cui domanda e offerta non sono più il parametro determinante per l’andamento del mercato, non può essere completamente aggirato. L’unica cosa saggia da fare è fare in modo di non aver mai bisogno di acqua … Ovvero creandosi il proprio acquario!
In altre parole, il vero rischio di questo tipo di mercato è ragionare soltanto in termini di speculazione e non in termini di reddito passivo, che possiamo definire come “creazione” dell’acqua. La speculazione infatti può essere orientata a piacimento da chi crea e distrugge la liquidità; è più difficile orientare i redditi che un asset produce.
Parlando di non performing loans e degli asset che li garantiscono, è basilare per noi verificare sia il valore attuale di mercato di ciò che acquistiamo sia il reddito che questi producono. Laddove si verificassero condizioni di mercato sfavorevoli in cui il nostro asset perde di valore o peggio ancora non si trovano acquirenti per esso (poca acqua nell’acquario), saremo tranquilli perché certamente avremo condizioni più favorevoli per la messa a reddito e il nostro asset produrrà il reddito necessario a mantenersi e creare valore.
Tale condizione può essere applicata in tutti i settori, con le dovute differenze e proporzioni. Il concetto di fondo è quello di immobilizzare il proprio denaro, che vale sempre di meno, in qualcosa che produca (molto) altro denaro. Solo così avremo sempre acqua per riempire il nostro acquario.
Emanuele Grassi