L’importanza delle parole: non-performing e sofferenze

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Ogni lingua è l’espressione della storia e della cultura dei territori in cui viene parlata. Attraverso le parole creiamo il nostro mondo, lo rappresentiamo per come esso ci appare e comunichiamo agli altri la nostra percezione di realtà.

È normale dunque che nelle pieghe di una lingua parlata siano contenuti significati molto più profondi di quelli letterali e possiamo scorgere tendenze significative rispetto ai modi di vivere e pensare di interi popoli e culture.

Per fare un esempio, la traduzione del concetto di “lavoro” nei vari idiomi dice molto dell’atteggiamento storico della popolazione nei confronti di esso. Ciò che per l’italiano rappresenta il lavoro (labor, ossia “fatica”) per il tedesco è un beruf (“chiamata”), per il britannico è un job (“gobba”) o work (stessa etimologia di “tortura”); per i francesi addirittura un travail (“travaglio”).

Le diverse regioni italiane mantengono traccia nei loro dialetti della definizione che più è stata ritenuta calzante dalla popolazione, ed è rimasta a dispetto dell’uniformazione della lingua italiana.

Lo stesso esempio può essere ripreso per analogia con ogni concetto significativo. Oggi proviamo a capire come nel nostro ambito di competenza il progressivo avanzare della lingua inglese porta con sé nuovi significanti e progressivamente nuove percezioni degli stessi soggetti. Abbiamo individuato tre parole significative:

– pignoramento: l’equivalente del pignoramento nella disciplina civilistica inglese è il foreclosure, che può essere tradotto letteralmente come “chiusura immediata”. In effetti in presenza di foreclosure negli Stati Uniti il processo di repossess del creditore e dello sgombero di un immobile è brevissimo, per permettere il ricollocamento immediato dell’asset. “Pignoramento” contiene la radice etimologica della parola “pegno”, a testimonianza di quanto valore sia da sempre stato dato nel nostro Paese alla garanzia ipotecaria e all’immobile quale garanzia e bene di valore per eccellenza.

– sofferenze: vengono chiamati così in italiano quei crediti di dubbia riscossione con i debitori in stato di insolvenza. La parola caratterizza perfettamente l’atteggiamento nostrano del debitore nei confronti del debito insoluto. In inglese tali posizioni vengono invece definite non performing loans; il punto di vista qui è quello del creditore, i cui crediti non producono introiti e i cui asset vengono definiti distressed.

– fallimento: in questo caso trattasi di una parola che ha una traduzione simile (failure, to fail) e che viene applicata in modo diverso. In italiano implica una situazione fortemente negativa, una disfatta (dal dizionario, “clamoroso insuccesso”), in inglese ha una carica emozionale più lieve ed è più assimilabile a “errore”, “caduta”, “insuccesso”, lasciando in qualche modo intendere che si tratta di qualcosa che può accadere e che fa parte del gioco.

Definire la stessa cosa con due etichette differenti cambia completamente il tipo di energia e di atteggiamento verso di essa. Da differenti pensieri si producono differenti azioni, e quindi differenti risultati. Nel caso di specie, rispetto alla definizione autocommiserativa e statica di “sofferenze” risulta estremamente più funzionale la definizione di NPL; parimenti il nostro lavoro diventa più efficace se iniziamo a sceglierlo e interpretarlo come un beruf, una chiamata, una missione.

Emanuele Grassi

GMA si occupa di crediti ipotecari NPL, gestione e valorizzazione degli immobili a garanzia dei crediti e operazioni di cartolarizzazione. Contattaci.