Un articolo molto interessante di Sette (Corriere della Sera) del 4 settembre intitolato “La guerra di religione del debito” e scritto da Danilo Taino, racconta come negli ultimi dibattiti politici sia emerso che le diverse forme di pensiero rispetto al debito abbiano origini storiche profonde e che diventano un problema nel momento in cui nazioni diverse si trovano a dover prendere una decisione comune.
Emergono dunque le due polarità “integraliste”: da un lato chi pensa che sia possibile (o necessaria) un’indulgenza per il debitore, dall’altro coloro che pretendono il rispetto degli impegni e il pagamento di ogni centesimo.
A prescindere dalle simpatie e dalle appartenenze, queste due filosofie rappresentano gli estremi di tutte le possibilità di approccio creditore/debitore. Il bianco e il nero, con tutte le sfumature di grigio in mezzo.
Il grande errore del cervello umano duale è quello di schierarsi da una parte o dall’altra, indipendentemente dal livello di sfumatura. Di propendere quindi più per una soluzione o per l’altra e di impostare quindi ogni strategia e ragionamento su di essa.
Saremo così portati a pensare che la soluzione alternativa sia in qualche modo sbagliata e tentiamo di smentirla. Quanto ci piace avere ragione ?!?
Il superamento del conflitto e della polarità consiste nell’andare oltre, nell’abbracciare (cum-prendere) le due possibilità e formularne una terza che abbia i benefici di entrambe e gli inconvenienti di nessuna. Così, per tornare all’operatività semplice, l’approccio corretto creditore/debitore prende in esame tutte le variabili possibili: dalla messa a perdita per evitare ulteriori spese, fino alla pretesa di ogni centesimo.
Millantare strategie e processi consolidati o radicarsi su opinioni fisse è solo un modo per perdere opportunità e profitti.
Colgo l’occasione per darti il bentornato dalle vacanze, e augurarti un felice ritorno alla tua attività.
Emanuele Grassi