… e solleverò il mondo.
Passatemi il paragone forse azzardato con Archimede e con la scienza.
In comune abbiamo il concetto di “leva” inteso sia come leva finanziaria che come capacità di spostare pesi ed equilibri all’interno di un ambiente.
Possedere un credito garantito da un asset e gestirlo nel modo corretto significa spostare gli equilibri e le forze all’interno dell’asset stesso.
La gestione attiva del recupero passa anche e soprattutto attraverso l’interazione con l’amministrazione e la proprietà dell’asset e ne può condizionare le scelte fino a diventare soverchiante se la dimensione e la tipologia del credito lo consentono.
Tutto questo si verifica in qualsiasi situazione, a partire dal più piccolo degli immobili passando per una società per azioni, fino a condizionare persino un’intera nazione.
Non è un mistero infatti che l’indebitamento degli Stati ha avuto e sta avendo forti ripercussioni sulla loro politica interna e sull’autonomia decisionale degli esecutivi.
È eclatante in questo senso il caso della Grecia e non sono da sottovalutare le situazioni di altri Stati con un rapporto tra PIL e debito (in mano a soggetti terzi) fortemente sbilanciato e insostenibile.
Quale sia la strategia attiva di recupero di questi soggetti creditori onestamente è difficile comprenderlo. Non è dato sapere neppure se questa strategia esista, se il focus di questi soggetti è più orientato sulla presa di potere o sull’effettivo recupero del Loro credito.
I media forniscono continuamente teorie, dalle più “puritane/macroeconomiche” alle “complottiste”, senza mai permetterci di capire cosa passa per la testa dei creditori e cosa vogliono fare del Loro credito.
Una cosa è certa: ogni strategia di gestione attiva di un credito è formulata a medio-lungo termine e prevede sempre un diagramma di flusso indipendente dalle singole scelte e dai singoli episodi.
Così per esempio il piano di recupero di un credito non dipende esclusivamente dalla collaborazione del debitore, o da eventuali intoppi nell’iter giudiziale della pratica.
Possiamo pertanto affermare con un certo grado di sicurezza che ogni scelta presa dal governo o dal popolo greco fa parte di un piano più grande e probabilmente Loro malgrado non sarà determinante in un senso o nell’altro: le gerarchie decisionali sono state ribaltate già da molto tempo.
Emanuele Grassi